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UNA TRANQUILLA INVINCIBILE GIOIA

Un organista raggiante. Giampietro Rosato lunedì sera a conclusione del Festival Antegnati, sull'organo della Chiesa del Carmine, quel magnifico strumento con il corista a 445 Hertz, un «tono medio evoluto» che procura il mal di mare alle orecchie più fini e turba gli animi sensibili, col tempo mostra di aver acquisito giocosità, euforia, dolcezza, abbandono, sprezzo del pericolo. Le sue colate organistiche disegnavano una scuola europea da «Siglo de Oro», in tutte le gradazioni del giallo (dallo zafferano al bronzo antico, passando per limone, crema, ambra, gommagutta). Rosato impagina una «Selva de' autori diversi» la cui la umile grandezza si leva forse più dalla brace, dai grembi e dai camini, che non dai superbi scranni di chi detiene il potere. Hercole Pasquini è uno sfavillio di marmi e pietre dure (Toccata), ombre e contorsioni (Durezze); Peeter Cornet danza, s'impenna, in un variare perpetuo; Antonio de Cabezón stende arazzi e teleri sontuosi, con inesausta fantasia; Frescobaldi, il magnifico, genio della metamorfosi, sgrana le sue ardue geometrie (Canzona XI); i suoni di Johann Jakob Froberger sono aria fresca, sventagliate rigorose al modo d'una sfera armillare (con i lancinanti tormenti cromatici del Capriccio VI); la Ciaccona di Francesco Turini tarda a spiccare il volo; magistero infallibile e struggente, in Domenico Scarlatti (Sonata 417). A suo modo, ogni autore ripeteva i versi di Michelangelo: «Ma che poss'io, Signor, s'a me non vieni coll'usata ineffabil cortesia?». Giampietro Rosato: purezza di fraseggi, limpidissime articolazioni, registrazioni superbe (vi odi perfino duetti di volatili, usignolo e merlo, e tanto altro ancora). Una tranquilla invincibile gioia. Fra le navate s'immaginava la figura ossuta e svelta di don Tullio Stefani, cui il festival è dedicato, e vi aleggiava il suo indomabile spirito vivaldiano. Vivo e caloroso successo.

Enrico Raggi
(da "Giornale di Brescia", 7.10.2015)